Superbonus, le regole definitive per avere il maxi sconto. Ecco cosa cambia dal 2023
Superbonus, le regole definitive per avere il maxi sconto. Ecco cosa cambia dal 2023
L'attestazione Soa
La grande novità nel mondo Superbonus è arrivata con un emendamento al decreto Ucraina, approvato dal Senato nella notte del 9 maggio, che ha introdotto l'obbligo del possesso di un'attestazione Soa (Società organismi di attestazione) per i lavori legati agli ecobonus di importo superiore a 516 mila euro. La modifica, vincolante dal primo gennaio 2023, estende la certificazione necessaria per accedere al mercato delle opere pubbliche anche al settore dei lavori privati. Per dare tempo a tutti di adeguarsi, entro i primi 6 mesi del 2023 sarà sufficiente firmare un contratto con una Soa per dare il via al procedimento di attestazione.
Nulla cambia, invece, per i lavori al di sotto della soglia di 516 mila euro e che vogliono beneficiare dei crediti di imposta previsti dai bonus edilizi: le imprese sprovviste della qualificazione Soa potranno tranquillamente eseguire i lavori.
L'obbligo per le imprese del Ccnl edilizia
Un altro emendamento approvato vincola la concessione delle agevolazioni del Superbonus, nel caso di opere superiori ai 70 mila euro, all'appalto dei lavori a imprese edili che abbiano sottoscrizione il Ccnl edilizia (l'obbligo di applicazione dei contratti collettivi si riferisce esclusivamente ai soli lavori edili).
Cna difende il Superbonus, ma critica le modifiche
I bonus edilizi non innescano spirali inflazionistiche né contribuiscono a rendere difficile l'approvvigionamento di materiali. A rilevarlo in una nota la Cna che denuncia la copiosa letteratura di luoghi comuni sui bonus edilizi che stanno alterando profondamente la realtà di questi strumenti e che l'anno scorso hanno inciso per oltre un terzo alla crescita del prodotto interno lordo. Secondo Cna, leggendo con attenzione le rilevazioni di Istat ed Eurostat si evince che i bonus edilizi, dal 110% a quelli minori, mostrano un impatto nullo sul problema degli incrementi dei prezzi di materie prime e semilavorati. Nel quarto trimestre dell'anno scorso, infatti, l'indice dei prezzi delle costruzioni ha mostrato una crescita del 20% sui dodici mesi nei 27 Paesi membri dell'Unione europea. L'Italia si colloca invece nella fascia ben sotto la media con un incremento del 9,7%, solo la Grecia evidenzia un aumento più contenuto: +4,2%. Insomma, il caro-materiali è un fenomeno globale anche se con intensità differenziata e l'Italia si colloca tra i Paesi più virtuosi, anche nel primo trimestre 2022, con l'indice che sale a 115 e solo l'Irlanda mostra un incremento inferiore.
Se da un lato Cna difende la misura, dall'altra critica insieme a Confartigianato e Casartigiani le modifiche che sono state introdotte, accusate di bloccare i lavori “e tagliare fuori centinaia di migliaia di piccole e medie aziende artigiane”. Secondo Bruno Panieri, direttore politiche economiche di Confartigianato, “il sistema come si va configurando consentirà di lavorare solo a chi lavora già. E il conto - dice - è presto fatto: ad oggi solo 22.694 aziende italiane hanno l'attestazione Soa e tra queste ci sono anche aziende non edili, come quelle di restauro. Ma il comparto costruzioni conta 500 mila imprese. L'importo medio dei lavori nei condomini - dato aggiornato da Enea a marzo scorso - è di 542 mila euro. In altre parole, tutte le imprese artigiane sprovviste di Soa e oggi impegnate in lavori oltre la soglia della nuova norma saranno fatte fuori”. Non è dello stesso parere l'Ance l'associazione dei costruttori, che da tempo chiedeva l'introduzione della certificazione.
La proroga
Come ampiamente spiegato dal Corriere, per quanto riguarda le scadenze di quest'anno, chi sta facendo i lavori in una casa indipendente o una villetta a schiera ha tre mesi di tempo in più, fino cioè al 30 settembre prossimo, per compiere (leggi: pagare) almeno il 30% delle opere previste. Il computo della percentuale si può effettuare tenendo conto del costo complessivo dei lavori: se ad esempio è previsto il cappotto termico, il cambio della caldaia e la sostituzione degli infissi per un totale di 100 mila euro basta aver già pagato 30 mila euro complessive e non il 30% per ogni singola opera; inoltre al raggiungimento del 30% contribuiscono anche le spese eventualmente effettuate nel 2021.
Chiusura lavori entro il 31 luglio
Sempre per quanto riguarda l'anno in corso, resta l'obbligo di chiudere i lavori entro il 31 dicembre. La parte non saldata per allora non potrà più beneficiare del 110%, ma dei bonus ordinari.