| Buongiorno. Sul Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) da oltre 191 miliardi ci sono, a quanto segnala il governo, due problemi non da poco: il primo sono i ritardi nei tempi con cui si riescono a spendere i fondi Ue. «La previsione di spesa del Pnrr all'inizio della sua approvazione era di 42 miliardi di euro al 31 dicembre di quest'anno. Questa spesa è stata rivista al ribasso a 33 miliardi e, a settembre, a 21 miliardi. Nei prossimi giorni prenderemo atto di quanto si è speso» ma «temo che la percentuale di spesa non sarà molto alta e sarà distante dai 22 miliardi di euro», ha detto il ministro per gli Affari europei, le politiche di coesione e il Pnrr Raffaele Fitto, intervenendo a un evento organizzato da Eunews e Gea-Green Economy Agency. Se la scadenza del 2026 non dovesse essere compatibile con le lentezze attuali, «sarà necessario chiedere almeno due anni di proroga» e arrivare quindi al 2028, gli ha fatto ecco il ministro per la Protezione civile e le Politiche per il mare, Nello Musumeci.
Il secondo problema sono i costi lievitati a causa dell'inflazione. «Solo il mio ministero dell'Ambiente per gli interventi ha un onere maggiore di 5 miliardi», sui 35 previsti. «O si taglia sulle opere, o non ci stiamo dentro» ha detto sempre ieri il ministro Gilberto Pichetto Fratin. Dall'opposizione, il presidente dell'Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini (Pd), chiede al governo di convocare «un tavolo con parti sociali ed enti locali, perché l'aumento dei prezzi rischia di mandare deserte le gare per miliardi di lavori».
«È importante lavorare d'intesa con la Commissione Ue — sottolinea Fitto — e lo faremo con una relazione completa sullo stato di attuazione del Pnrr che presenteremo nei prossimi giorni».
Quella relazione, però, rischia di non bastare. Perché i fondi del Pnrr non sono incondizionati, ma legati all'attuazione di riforme concordate. E, segnala Federico Fubini, «non è piaciuto affatto nella Commissione Ue che la legge di bilancio — con la soglia a 60 euro per i pagamenti con carta e l'aumento del limite del contante a 5.000 — disfi due delle quattro misure anti-evasione che erano state un obiettivo necessario per l'esborso della tranche da 29 miliardi l'estate scorsa».
Ma non basta. Tra i «traguardi» previsti dal Piano fra i 22 che restano entro dicembre per poter chiedere a Bruxelles il prossimo assegno da 21 miliardi di euro, c'è il decreto attuativo della Legge di concorrenza, lasciato in bozza dal governo di Mario Draghi. Prevede l'obbligo di messa a gara sul mercato dei contratti del trasporto pubblico locale, se un ente non può dimostrare che ciò è impossibile. Ora che Draghi non è più a Palazzo Chigi, su quelle norme Comuni e Regioni sollevano mille problemi. E ieri hanno ottenuto dal ministro Calderoli «un tavolo», cioè — traduce sempre Fubini — «un'occasione per provare a scucire ai bordi le riforme che pure il Pnrr richiede».
A Bruxelles avrebbero trovato anche poco convincente che il governo lamenti di aver ereditato ritardi irrecuperabili prima ancora di essersi messo al lavoro o aver indicato cosa vuole cambiare del Pnrr e come. «Un risultato per ora sarà che la Commissione definirà la legge di Bilancio italiana “solo parzialmente in linea”, caso unico fra i Paesi ad alto debito insieme al Belgio. Cambia poco in pratica, perché il Patto di stabilità è sospeso. Ma è il segnale che il credito accumulato da Meloni a Bruxelles non è incondizionato» conclude Fubini.
Le reazioni alla mossa di Calenda
Il faccia a faccia fra Giorgia Meloni e Carlo Calenda sulla manovra continua ad agitare le acque della maggioranza. Il ministro della Infrastrutture, Matteo Salvini, sceglie l'ironia: «Calenda un alleato? Faremo aprire un cantiere anche a lui». Ma è soprattutto Forza Italia — che, non senza ragioni, vede nella mossa del leader di Azione un tentativo di sgambetto ai propri danni — a mostrare evidenti sintomi di mal di pancia.
Il capogruppo di FI alla Camera, Alessandro Cattaneo, chiarisce che se «qualcuno romanza che ci annacquiamo con Calenda, nulla è più falso: Forza Italia ha raccolto nel Paese voti pari alla Lega ed è avanti a Calenda». E Silvio Berlusconi manda qualche messaggio anche a Palazzo Chigi, annunciando richieste di modifica alla manovra: «Chiederemo alla maggioranza un impegno ulteriore sulla detassazione dei nuovi assunti, e per aumentare le pensioni più basse, gravemente erose dall'inflazione».
Tanta agitazione non stupisce se si rilegge quel che ha scritto ieri Monica Guerzoni: «Aprendo al leader del Terzo polo, la premier manda un avvertimento ai più recalcitranti tra i suoi alleati. Lei di certo non ha commesso l'azzardo e l'ingenuità di chiederglielo e Calenda smentisce di averlo anche solo pensato (“non voteremo la manovra, né la fiducia”), ma il messaggio in bottiglia arrivato in Parlamento è che la maggioranza potrebbe un giorno allargarsi verso il centro». Sembra confermarlo, anche se in modo molto velato, una frase che le consegna, in un'intervista, il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani (FdI): «Io non credo che Forza Italia voglia sabotare il governo, forse Calenda vuole mettere un piede in casa nostra e seminare un po' di zizzania».
Il voto sugli aiuti all'Ucraina
Via libera della Camera alle mozioni che impegnano il governo a prorogare sino alla fine del prossimo anno il meccanismo di aiuti all'Ucraina: il Parlamento in sostanza ha autorizzato l'esecutivo, per altri 12 mesi, ad inviare aiuti umanitari e militari, anche con lo strumento del decreto legge, e anche secretando la lista degli armamenti consegnati al governo di Kiev. È passata la mozione unitaria del centrodestra e alcune parti del documento sono state votate anche dall'opposizione. Approvate anche la mozione del Partito democratico e quella di Azione-Iv, anche se non interamente ma con votazioni per parti separate.
Se Pd e Italia viva hanno espresso «soddisfazione» per l'approvazione delle loro mozioni, è stata invece bocciata quella dei Cinque Stelle. Giuseppe Conte in Aula aveva chiesto «un cambio di passo»: «Se il governo vuole perorare una linea guerrafondaia, “armi a oltranza e zero negoziati”, venga in Aula a dirlo, a metterci la faccia e a far votare il Parlamento».
Commenta Massimo Franco che «l'ambizione legittima di rubare ruolo e voti al Pd alimenta pulsioni estremiste e nostalgie struggenti. E sposta il M5S su una linea anti-atlantista e filorussa». Francesco Verderami aggiunge che «Conte si è cambiato d'abito. Quando sedeva a Palazzo Chigi aveva indossato l'elmetto e aveva firmato — come chiestogli da Trump — il più massiccio investimento della Difesa nella storia repubblicana. E da capo del partito di maggioranza relativa aveva poi sostenuto la scelta di Draghi di aiutare Zelensky. Adesso che sta all'opposizione si è reinventato pacifista e prova a cavalcare i sondaggi. L'ultimo di Emg per la trasmissione di Raitre Agorà, racconta che gli italiani favorevoli a inviare ancora materiale bellico a Kiev sono scesi al 36%, mentre i contrari sono saliti al 41%. Così “Giuseppi” ha usato l'Aula della Camera per dire che il governo “ingrassa le lobby delle armi”, additando Meloni e il suo ministro della Difesa come “guerrafondai”».
Lo stallo sulle nomine
In parallelo, è entrata in stallo la trattativa fra Pd e M5S sulle nomine per il Comitato di controllo sui Servizi (Copasir) e la Vigilanza Rai. La riunione del Copasir, prevista inizialmente ieri pomeriggio per eleggere presidente, vicepresidente e segretario, è slittata a martedì. Dietro lo stop le frizioni tra dem e M5S per i ruoli chiave. Entrambi i partiti di opposizione puntano a una delle presidenze delle due commissioni. L'accordo, sulla carta, sembrava definito: l'ex ministro Lorenzo Guerini a capo del Copasir e il vicepresidente stellato Riccardo Ricciardi alla Vigilanza Rai. Ma i tentennamenti dem sul nome di quest'ultimo e lo spettro di un accordo che favorisca il Terzo polo per la Vigilanza Rai hanno riaperto la partita.
Il Copasir non è probabilmente in cima ai pensieri dell'italiano medio, ma lo è invece per molti politici. E il perché lo spiega bene Roberto Gressi: «Può acquisire documenti e informazioni dai Servizi, da tutti gli organi della Pubblica amministrazione, dall'Autorità giudiziaria o altri organi inquirenti in deroga al segreto istruttorio. E riceve dalla presidenza del Consiglio la relazione semestrale sull'attività di Aise e Aisi sui pericoli per la sicurezza, e anche le ragioni che stanno alla base dell'apposizione del segreto di Stato. Non c'è vicenda o inchiesta, interna o internazionale, che non possa essere vagliata dal Comitato. Insomma, è lo strumento principe attraverso il quale l'opposizione può controllare il governo, con accesso ad ogni atto e rispondendo solo al Parlamento».
Le intercettazioni dell'inchiesta Juve
«Tanto la Consob la supercazzoliamo», diceva a un collega il direttore finanziario della Juve Stefano Cerrato, parlando dello scambio con il Marsiglia Tongya/Aké e valso una plusvalenza di 8 milioni. «La situazione è davvero delicata. Io in 15 anni faccio un solo paragone: Calciopoli. Lì c'era tutto il mondo che ci tirava contro, questa invece ce la siamo creata noi» dice al telefono Stefano Bertola (capo dell'area business). Sono alcune delle intercettazioni emerse nell'inchiesta che ha portato alle dimissioni di massa dei vertici della Juventus.
«C'è un punto fermo — scrivono Simona Lorenzetti e Massimiliano Nerozzi — nell'inchiesta sui conti della Juve, almeno secondo la tesi degli investigatori, coordinati dall'aggiunto Marco Gianoglio e dai pm Mario Bendoni e Ciro Santoriello: tutti sapevano tutto, dal presidente Andrea Agnelli ai manager. Una convinzione nata setacciando documenti scoperti nelle perquisizioni, analizzando mail, ascoltando telefonate». Del resto, in un'altra chiacchierata intercettata dai militari del nucleo di polizia economico finanziaria di Torino, l'allora capo dell'area tecnica così sintetizzava, in una battuta: “Erano tutti contenti quando Paratici veniva e portava plusvalenze”». Un modo lecito di cui la Juve ha finito per abusare, se poi in maniera lecita o meno lo stabilirà un eventuale processo.
Di certo, è un modus operandi utilizzato anche da altri club, tanto che i pm torinesi stanno valutando se e quali atti trasmettere ai colleghi di altre città.
La guerra in Ucraina
Ieri il segretario di Stato americano, Antony Blinken, a conclusione dei summit ministeriali della Nato e del G7 a Bucarest, ha annunciato la costituzione di un «gruppo di contatto» tra i Paesi occidentali che si riunirà a scadenze regolari per fornire generatori, trasformatori e altro materiale elettrico a Kiev. Blinken sostiene che il Cremlino abbia programmato un rallentamento fisiologico delle operazioni militari in inverno, per poi riprendere l'offensiva in primavera. La Nato, quindi, continuerà ad appoggiare l'Ucraina e nello stesso tempo a rafforzare il versante Est europeo.
In questo clima si inserisce l'iniziativa di Ursula von der Leyen. La presidente della Commissione europea propone di costituire un «tribunale speciale» per perseguire i crimini di guerra commessi dai soldati russi in Ucraina. Non è ancora chiaro, però, come questo istituto possa superare le competenze della Corte penale internazionale.
La morte di Rebellin
Sopravvissuto a un milione di chilometri pedalati sulle strade di tutto il mondo, in gara e in allenamento, Davide Rebellin (nella foto di Eric Feferberg / Afp in apertura) è morto ieri mattina a due passi da casa, travolto da un camion mentre passeggiava in mountain bike sulla Statale 11, nel Comune di Montebello Vicentino. Aveva 51 anni e viveva da tempo a Lonigo. Il 16 ottobre, superato il traguardo della Veneto Classic, si era ritirato dall'attività dopo 31 stagioni. È stato il più longevo ciclista professionista al mondo e uno dei più vincenti nella storia in Italia: tra i suoi 61 successi anche tre Frecce Vallone, una Liegi-Bastogne-Liegi, una Amstel Gold Race e decine di altre corse tra cui la Clásica San Sebastián, la Tirreno-Adriatico, il Gran Premio di Francoforte.
L'incidente è avvenuto all'uscita di una rotonda: Rebellin è stato travolto da un mezzo pesante che non si è fermato a soccorrerlo e il cui autista potrebbe non essersi accorto dell'investimento. I carabinieri stanno lavorando per identificare veicolo e conducente.
Le altre notizie
• Sono circa trecento le case del comune di Casamicciola inserite nella zona rossa definita dal piano di emergenza speditivo preparato dai vigili del fuoco in vista della nuova ondata di maltempo prevista per sabato su Ischia. A rivelarlo, nel corso della puntata di Porta a Porta di ieri sera, il ministro della Protezione civile, Nello Musumeci. Che ha anche parlato di possibili nuovi smottamenti nel fine settimana e della necessità, quindi, di evacuare gli abitanti di quelle case. Musumeci ha anche annunciato un consiglio dei ministri fissato per oggi in cui dovrebbe essere adottato un decreto legge che preveda i primi aiuti per Casamicciola.
• Un mese dopo il criticatissimo decreto anti rave, il governo ci ha messo mano e ieri ha depositato un emendamento che ne riscrive il testo e cambia anche il numero dell'articolo del Codice penale: non più il 434 bis, ma il 633 bis. L'emendamento limita ora il reato a «chiunque organizza e promuove l'invasione arbitraria di terreni o edifici altrui, pubblici e privati, al fine di realizzare un raduno musicale o avente altro scopo di intrattenimento», quando «dall'invasione deriva un concreto pericolo» per la salute o l'incolumità pubblica «a causa dell'inosservanza delle norme su droga, sicurezza e igiene». Si specifica così il tipo di occupazione, escludendo quelle degli studenti o le altre manifestazioni pubbliche.
• Oggi è attesa la sentenza della Corte costituzionale sull'obbligo vaccinale. Ieri l'udienza fiume ha avuto toni a tratti accesi, come racconta Giovanni Bianconi. Il quale ricorda anche che «già in passato la Corte si è espressa a favore di obblighi vaccinali in nome del bilanciamento tra gli interessi individuali di chi non si vuole sottoporre a un trattamento sanitario e quelli della collettività che deve preservarsi nel suo complesso da una pandemia, come nel caso del Covid». E sono quasi due milioni i no vax over 50 che da oggi dovrebbero ricevere la multa di 100 euro per non aver rispettato l'obbligo vaccinale: è stata consegnata a Poste la prima tranche di sanzioni.
• In Italia l'inflazione resta stabile all'11,8% a novembre rispetto a un anno fa, secondo le stime preliminari dell'Istat, ma cresce dello 0,5% su ottobre. L'inflazione di fondo, cioè al netto dei prezzi di energia e alimentari, sale al 5,7% dal 5,3%. E se i prezzi dei beni energetici rallentano, rimanendo però più alti di quasi il 70% rispetto a un anno fa, il carrello della spesa arriva al 12,8%.
• Cosa c'è alla base dei concorsi universitari? Il «do ut des». Ma quello non del reato di corruzione — secondo la Procura di Milano — bensì di «un rigido sistema di cooptazione», «immanente logica di scambio» nella quale «a ognuno toccherà il proprio “turno di riconoscimento”»: disdicevole, ma non reato per il pm Luca Poniz, al quale se mai «sommessamente» pare «l'occasione perché il legislatore adatti le norme alle prassi, responsabilizzando chi attua la cooptazione, secondo riconoscibili etica e trasparenza». È la motivazione con cui la Procura di Milano risulta aver chiesto l'archiviazione delle ipotesi di associazione a delinquere, corruzione, abuso d'ufficio e falso che nel 2011 i pm di Bari, prima di trasferirle nel 2014 a Milano, avevano mosso a vario titolo a 38 docenti di vari atenei. Tra i quali la neoministra dell'Università Anna Maria Bernini, l'ex membro Csm Mauro Volpi, l'ex Garante della Privacy, Francesco Pizzetti, il vice del Cnr Tommaso Frosini e della Scuola dell'Avvocatura, Salvatore Sica.
• Il leader della formazione paramilitare Oath Keepers, Stewart Rhodes. è stato condannato in un Tribunale federale di Washington per cospirazione sediziosa, per la sua partecipazione all'assalto al Congresso il 6 gennaio 2021 al fine di evitare il passaggio dei poteri da Donald Trump a Joe Biden. Il verdetto è una vittoria per il dipartimento di Giustizia e potrebbe condizionare altri processi contro i sostenitori dell'ex presidente che attaccarono il Campidoglio e incoraggiare le autorità che indagano, più in alto, sulle presunte responsabilità di Trump e dei suoi alleati.
• Il capo dello Stato islamico Abu al-Hassan al-Hashimi al-Qurashi è stato ucciso «in combattimento». Lo ha annunciato il portavoce dell'Isis in un messaggio audio aggiungendo che è stato nominato nuovo leader Abu Al-Hussein al-Husseini al-Qurashi. Secondo il comando militare statunitense in Medio Oriente (Centcom), «Al Qurashi è stato ucciso dall'Esercito siriano libero. L'operazione è stata condotta a metà ottobre nella provincia siriana di Daraa».
• È morto a 96 anni l'ex presidente cinese Jiang Zemin, che era stato segretario generale del Partito, capo di Stato e presidente della Commissione militare centrale, le stesse cariche che ha oggi Xi Jinping. «Ma i due personaggi sono molto diversi, per caratteristiche umane e politiche. Rappresentano due fasi storiche opposte — scrive Guido Santevecchi —. Quella di Jiang era una Cina che voleva rassicurare il mondo, sfruttare l'apertura all'economia di mercato per crescere e inseguire senza troppi proclami il sogno di superpotenza. Xi, che guida una superpotenza, usa metodi molto meno concilianti». E continua ad usarli anche di fronte alle proteste causate dalla politica «zero Covid» (ma non solo, secondo Federico Rampini). • Alle 15 di ieri sono spariti dalla Rete il sito Internet ufficiale della Santa Sede, vatican.va, e tutte le pagine web che hanno i loro server in Vaticano, dai Musei ai Dicasteri, un lungo blocco proseguito nella notte, mentre il portale informativo vaticannews.va ha ripreso poco dopo le 16. All'inizio Oltretevere avevano parlato di «manutenzione», in realtà si è fatto poi sapere che «sono in corso accertamenti tecnici per via di tentativi anomali di accesso al sito». In Vaticano non si parla di «attacco hacker» ma tutto lascia pensare che lo sia.
• Meghan Markle era nel mirino degli estremisti di destra: lo ha rivelato l'ex capo dell'antiterrorismo di Scotland Yard, secondo il quale le minacce contro la moglie del principe Harry erano «genuine e credibili».
• Addio bustine di zucchero, mini-flaconi di sapone liquido e shampoo negli hotel, imballaggi monouso per frutta e verdura e per il consumo sul posto in bar e ristoranti. Invece potremo continuare a usare bustine da tè, capsule e cialde di caffè compostabili. Il vicepresidente della Commissione Ue con delega al Green Deal Frans Timmermans e il commissario all'Ambiente Virginijus Sinkevičius hanno presentato ieri un nuovo regolamento che rivoluzionerà il mondo del packaging puntando sul riuso e il vuoto a rendere più che sul riciclo, e che mira a eliminare gli imballaggi superflui.
• Ieri si è tenuto, all'università La Sapienza di Roma, il pomeriggio per ricordare Francesco Valdiserri, figlio dei nostri colleghi Luca Valdiserri e Paola Di Caro, travolto e ucciso da un'auto mentre camminava su un marciapiedi, a Roma. Si è parlato di cinema e musica, le passioni di Francesco e dei suoi colleghi di corso. Ma anche di responsabilità, di desideri e paure, di sogni, impegno e anche frustrazioni. Tra i tanti intervenuti, il regista premio Oscar Gabriele Salvatores e lo scrittore Paolo Giordano.
La pagina sportiva
L'Argentina, pur fallendo un rigore con Messi, ha battuto la Polonia per 2 a 0 e si è qualificata per gli ottavi al Mondiale di calcio, assieme agli stessi polacchi. La Francia, già qualificata, ha perso per 1 a 0 contro la Tunisia, mentre l'Australia ha eliminato la Danimarca. Costa Rica-Germania di oggi sarà la prima partita di un Mondiale arbitrata da una donna, la francese Stéphanie Frappart. |