Governo, sì del Senato a fiducia
Governo, sì del Senato a fiducia
Governo Meloni incassa la fiducia al Senato con 115 sì | "Ora subito al lavoro per rispondere alle urgenze dell'Italia"
Il premier a Palazzo Madama si sofferma sul dossier energia, apre alla proposta della Lega sull'innalzamento del tetto al contante e boccia ancora una volta la gestione della pandemia
Il Senato ha approvato la mozione di fiducia al governo presieduto da Giorgia Meloni con 115 voti favorevoli, 79 contrari e 5 astenuti.
Assenti i senatori a vita Carlo Rubbia, Liliana Segre, Renzo Piano, Giorgio Napolitano e i senatori Tatjana Rojc e Tino Magni. "Sono ovviamente soddisfatta", ha commentato il presidente del Consiglio lasciando Palazzo Madama. Poi il tweet: "Subito al lavoro per rispondere alle urgenze dell'Italia".Il dossier energia - Parla fiera, davanti ai senatori, anche se la voce di tanto in tanto la abbandona. Se ne scusa, ma non si risparmia nel raccontare la sua idea di Paese dopo che si è fatta una "operazione verità" proprio grazie alle critiche in Aula che hanno fatto emergere la vera situazione in cui si trova il Paese. Che non dovrà passare "dalla dipendenza dal gas russo a quella dalle materie prime cinesi", che dovrà superare blocchi burocratici incomprensibili, far ripartire le trivelle nell'adriatico perché se il gas lo estraggono altri "non è che inquina di meno". E trasformare il Sud "nell'hub energetico dell'Europa", anche per evitare di dover correre a installare rigassificatori "con procedure di urgenza e gravosi impatti sui territori".
Il salario minimo e il contrasto alla povertà - Meloni ha le idee chiare anche sulla pace - è stata criticata per l'assenza della parola nel discorso-manifesto di martedì - che non si ottiene né "con la resa di Kiev", né "con le bandiere arcobaleno" in piazza. Una stoccata a chi, tra le opposizioni, quelle piazze sta per riempirle a inizio novembre. E non l'unica. Ce l'ha in particolare con il Movimento 5 Stelle, ma anche con il Pd la neo-premier. Quando ricorda chi "brindava per l'abolizione della povertà" e quando spiega che il salario minimo rischia di essere uno "specchietto per le allodole" mentre la soluzione per contrastare il lavoro povero è l'estensione dei contratti collettivi", oltre al taglio del cuneo di 5 punti per alzare tutti gli stipendi.
Il capitolo tasse - Quando passa al capitolo tasse, invece, chiama in causa direttamente i governi del Pd e l'ex ministro Pier Carlo Padoan. Era proprio lui, ricorda, a sostenere che non c'era correlazione tra livello del contante ed evasione. E delinea una delle prime mosse "concrete" del suo esecutivo, oltre a introdurre la "flat tax incrementale" (che di fatto è un premio "al merito" di chi si impegna per fare di più), anche quella di "rimettere mano al tetto al contante", trovando il muro di Pd e M5s. Un'idea lanciata poco prima dalla Lega, che in questi primi giorni corre - non senza creare qualche irritazione in casa di Fdi - ad anticipare l'agenda. Mentre l'altro alleato, Fi, continua a chiedere pari dignità almeno nella partita dei sottosegretari. Che la premier vorrebbe definire il prima possibile ed evitare altre frizioni come quelle nella composizione della squadra di governo.
Berlusconi torna a parlare in Senato dopo 9 anni - "La situazione è difficile - dice non a caso Silvio Berlusconi, che torna in Senato dopo 9 anni, garantendo comunque il sì "convinto" alla fiducia. Ne ha per tutti, Meloni: a Ilaria Cucchi che la sollecita tra l'altro sugli scontri alla Sapienza di martedì ribatte che non si va in piazza "per impedire agli altri di parlare", che "il rispetto delle idee altrui" è l'essenza "della democrazia". E respinge le accuse dell'ex magistrato Roberto Scarpinato sottolineando di non essere stupita da un approccio "smaccatamente ideologico". Lo stesso di "parte della magistratura" che negli anni hanno costruito sulla base di "teoremi" processi "fallimentari" a cominciare da via D'Amelio.
Le critiche alla gestione della pandemia - Non risparmia nemmeno il Covid e il Pnrr, i due fiori all'occhiello del governo Draghi: i fondi spesi sono appena 21 miliardi su 42. Non andava quindi poi tutto "così bene" e ora il governo di centrodestra si caricherà anche "la grande responsabilità di velocizzare, sintetizza, ripetendo di fatto il concetto - l'unico finora - che aveva incrinato i rapporti con il suo predecessore. Quanto alla pandemia, i governi - usa il plurale - hanno adottato provvedimenti senza che ci fossero "evidenze scientifiche", compreso il via libera ai vaccini ai 12enni. Misure che peraltro, hanno pure rischiato di fiaccare la lotta alla mafia con "l'uscita di decine di detenuti dal 41 bis con la scusa del Covid".