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Elisabetta II, la Regina che ha regnato su due secoli - Storia
Elisabetta II, la Regina che ha regnato su due secoli - Storia
09/09/2022
Ha regnato su due secoli: e ha impresso il suo sigillo su entrambi. Ascesa al trono di un impero declinante, lo ha accompagnato lungo il suo tramonto: e il suo arco da sovrana si è chiuso con gli echi della Brexit, che sembrano prefigurare la dissoluzione dello stesso Regno Unito, e i bagliori della guerra in Europa. Sopravvivrà la monarchia, e con essa la Gran Bretagna, a Elisabetta? È la domanda che tutti, in queste ore e giorni, finiranno per porsi.
Regina per caso, la figlia di Giorgio VI: perché quando nacque, non sembrava quello il suo destino. Suo padre era soltanto il duca di York, fratello cadetto del futuro sovrano: e lei una figura minore nel panorama della casa reale. Ma le stelle avevano visto diversamente: perché l'abdicazione di Edoardo VIII catapultò «Bertie» sul trono – e sua figlia, la piccola Lilibeth, divenne all'improvviso l'erede designata. Il Regno e il sangue, la Corona e la famiglia: fin dall'inizio è stato questo l'intreccio – e la tensione – che ha dominato e determinato la vita di Elisabetta. Uno scandalo matrimoniale – le nozze perseguite da re Edoardo con la divorziata americana Wallis Simpson – la proiettarono verso il trono: e rotture simili hanno attraversato il suo regno fino ai giorni nostri, costringendo ogni volta Elisabetta a scegliere fra gli affetti e l'Istituzione. Laddove è sempre quest'ultima a prevalere, con le tragedie che l'accompagnano. Lo aveva proclamato fin da principessa, quando nel 1947, appena ventunenne, pronunciò alla radio il discorso che divenne il suo programma di regno: «Dichiaro di fronte a voi che la mia intera vita, che sia lunga o breve, sarà dedicata al vostro servizio e al servizio della nostra grande famiglia imperiale».
Un impegno cui è rimasta fedele sino alla fine. E che ha interpretato seguendo il dettato costituzionale che le era stato impartito fin da ragazza: la divisione degli ambiti, delineata nell'Ottocento da Walter Bagehot, fra il Dignified e l'Efficient, ossia tra la Corona, la tradizione riverita, e il Governo, l'azione quotidiana. Quindi la monarchia, incarnata da Elisabetta, come chiave di volta del sistema, l'architrave su cui si regge l'equilibrio del Paese. Un equilibrio che richiede di non spostarne mai il peso da un lato: e dunque Elisabetta ha attraversato la storia senza mai prendervi parte, senza mai assumere posizione. In un certo senso, senza mai dire niente. Hanno provato più volte a strattonarla: soprattutto negli ultimi tempi, i più agitati della Gran Bretagna contemporanea. Come quando hanno preteso che fosse a favore della Brexit; o al contrario, che il copricapo blustellato indossato in Parlamento fosse un messaggio filo-europeo. Come quando il premier David Cameron ha provato ad arruolarla nel referendum contro l'indipendenza della Scozia; o Boris Johnson che l'ha invischiata nella disputa sullo scioglimento del Parlamento.
Ma lei ha sempre saputo tenersi al di sopra delle contese. Non che fosse indifferente, tutt'altro. Ogni settimana ha dato udienza ai primi ministri che sono sfilati sotto il suo scettro, da Churchill a Liz Truss: per essere consultata, per consigliare e per mettere in guardia. Quando ha avuto preoccupazioni, nel segreto di quegli incontri, le ha espresse: fino ai contrasti, neppure troppo dissimulati, con Margaret Thatcher, la prima premier donna con la quale avrebbe dovuto intendersi meglio e dalla quale invece non poteva essere più distante. E nei momenti più bui, è stata lei il faro verso il quale la nazione si è rivolta. Come durante la pandemia, quando ha pronunciato uno straordinario discorso televisivo che ha rincuorato gli animi e ha stretto i sudditi gli uni con gli altri: «We will meet again», ci incontreremo ancora.
Un regno, quello di Elisabetta, che ha visto la Gran Bretagna passare dal ruolo di potenza mondiale a quello di Paese che prima ha abbracciato e poi ha abbandonato la costruzione europea – e che ha osservato l'avvicendarsi al suo fianco di tutti i presidenti americani del dopoguerra, da Eisenhower a Biden. Ma le turbolenze maggiori le ha procurate una monarchia in costante tensione fra tradizione e modernità, riflessa attraverso le dolorose vicende personali dei suoi membri. La prima prova in questo senso arrivò molto presto per Elisabetta: dalla sua amata sorella Margaret. La sovrana dovette vietarle le nozze, in nome della ragion di Stato, col divorziato capitano Townsend: condannandola così all'infelicità. Un copione che si è ripetuto con Diana, portata come un agnello sacrificale alle nozze con Carlo e abbandonata poi alla sua deriva. E fu la morte della principessa di Galles il test forse più difficile per Elisabetta: quando la sovrana apparve fredda, distante, scollegata dal sentire dei sudditi. Che per la prima volta rumoreggiarono all'indirizzo della regina. Lei comprese, capì che doveva cambiare: parlò alla nazione, e piegò il capo al passaggio del feretro della sventurata.
Ma i dolori familiari non hanno cessato di riproporsi. Ferita recente è stata la Megxit, la fuga in California di Harry e Meghan in cerca di fortuna. Uno strappo che ha particolarmente addolorato l'anziana sovrana, per i modi in cui è stato consumato. Ma ancora una volta Elisabetta è stata ferma nell'anteporre i doveri verso la Corona ai capricci individuali: e dunque ha spogliato i transfughi di ogni ruolo reale. Così come ha fatto con Andrea, pure il suo figlio prediletto, invischiato nel sordido scandalo delle schiave sessuali del magnate Jeffrey Epstein: anche qui, la regina non ha esitato a estromettere il reprobo, per quanto dolore possa esserle costato. Per ultima la pandemia ha messo a dura prova Elisabetta, privandola a lungo del suo attributo essenziale, la visibilità: la monarchia deve essere vista per essere creduta, è stato detto (e così si spiegano, tra l'altro, le mise sgargianti sempre indossate in pubblico). Ma una sovrana confinata per mesi a Windsor ha rischiato di vedere offuscata la sua aura. Lei ha fatto di tutto per restare presente, arrivando a prendere lezioni di Zoom dalla figlia Anna. E ha dato ancora una volta l'esempio, ricevendo il vaccino assieme al marito Filippo: gesto che però non l'ha messa al riparo dal Covid, che ha finito per contagiarla.
La scomparsa del duca di Edimburgo in piena pandemia ha lasciato Elisabetta più sola che mai: come testimoniato icasticamente dall'immagine di lei, seduta distante da tutti, nella cappella di Windsor ai funerali del marito. Ora le succede Carlo, il figlio che lei non ha mai veramente amato. Si chiude così la seconda età elisabettiana: fatta anch'essa di splendori e miserie, come tutte le vicende umane.
(Qui lo speciale sull'addio a Elisabetta II)
Regina per caso, la figlia di Giorgio VI: perché quando nacque, non sembrava quello il suo destino. Suo padre era soltanto il duca di York, fratello cadetto del futuro sovrano: e lei una figura minore nel panorama della casa reale. Ma le stelle avevano visto diversamente: perché l'abdicazione di Edoardo VIII catapultò «Bertie» sul trono – e sua figlia, la piccola Lilibeth, divenne all'improvviso l'erede designata. Il Regno e il sangue, la Corona e la famiglia: fin dall'inizio è stato questo l'intreccio – e la tensione – che ha dominato e determinato la vita di Elisabetta. Uno scandalo matrimoniale – le nozze perseguite da re Edoardo con la divorziata americana Wallis Simpson – la proiettarono verso il trono: e rotture simili hanno attraversato il suo regno fino ai giorni nostri, costringendo ogni volta Elisabetta a scegliere fra gli affetti e l'Istituzione. Laddove è sempre quest'ultima a prevalere, con le tragedie che l'accompagnano. Lo aveva proclamato fin da principessa, quando nel 1947, appena ventunenne, pronunciò alla radio il discorso che divenne il suo programma di regno: «Dichiaro di fronte a voi che la mia intera vita, che sia lunga o breve, sarà dedicata al vostro servizio e al servizio della nostra grande famiglia imperiale».
Un impegno cui è rimasta fedele sino alla fine. E che ha interpretato seguendo il dettato costituzionale che le era stato impartito fin da ragazza: la divisione degli ambiti, delineata nell'Ottocento da Walter Bagehot, fra il Dignified e l'Efficient, ossia tra la Corona, la tradizione riverita, e il Governo, l'azione quotidiana. Quindi la monarchia, incarnata da Elisabetta, come chiave di volta del sistema, l'architrave su cui si regge l'equilibrio del Paese. Un equilibrio che richiede di non spostarne mai il peso da un lato: e dunque Elisabetta ha attraversato la storia senza mai prendervi parte, senza mai assumere posizione. In un certo senso, senza mai dire niente. Hanno provato più volte a strattonarla: soprattutto negli ultimi tempi, i più agitati della Gran Bretagna contemporanea. Come quando hanno preteso che fosse a favore della Brexit; o al contrario, che il copricapo blustellato indossato in Parlamento fosse un messaggio filo-europeo. Come quando il premier David Cameron ha provato ad arruolarla nel referendum contro l'indipendenza della Scozia; o Boris Johnson che l'ha invischiata nella disputa sullo scioglimento del Parlamento.
Ma lei ha sempre saputo tenersi al di sopra delle contese. Non che fosse indifferente, tutt'altro. Ogni settimana ha dato udienza ai primi ministri che sono sfilati sotto il suo scettro, da Churchill a Liz Truss: per essere consultata, per consigliare e per mettere in guardia. Quando ha avuto preoccupazioni, nel segreto di quegli incontri, le ha espresse: fino ai contrasti, neppure troppo dissimulati, con Margaret Thatcher, la prima premier donna con la quale avrebbe dovuto intendersi meglio e dalla quale invece non poteva essere più distante. E nei momenti più bui, è stata lei il faro verso il quale la nazione si è rivolta. Come durante la pandemia, quando ha pronunciato uno straordinario discorso televisivo che ha rincuorato gli animi e ha stretto i sudditi gli uni con gli altri: «We will meet again», ci incontreremo ancora.
Un regno, quello di Elisabetta, che ha visto la Gran Bretagna passare dal ruolo di potenza mondiale a quello di Paese che prima ha abbracciato e poi ha abbandonato la costruzione europea – e che ha osservato l'avvicendarsi al suo fianco di tutti i presidenti americani del dopoguerra, da Eisenhower a Biden. Ma le turbolenze maggiori le ha procurate una monarchia in costante tensione fra tradizione e modernità, riflessa attraverso le dolorose vicende personali dei suoi membri. La prima prova in questo senso arrivò molto presto per Elisabetta: dalla sua amata sorella Margaret. La sovrana dovette vietarle le nozze, in nome della ragion di Stato, col divorziato capitano Townsend: condannandola così all'infelicità. Un copione che si è ripetuto con Diana, portata come un agnello sacrificale alle nozze con Carlo e abbandonata poi alla sua deriva. E fu la morte della principessa di Galles il test forse più difficile per Elisabetta: quando la sovrana apparve fredda, distante, scollegata dal sentire dei sudditi. Che per la prima volta rumoreggiarono all'indirizzo della regina. Lei comprese, capì che doveva cambiare: parlò alla nazione, e piegò il capo al passaggio del feretro della sventurata.
Ma i dolori familiari non hanno cessato di riproporsi. Ferita recente è stata la Megxit, la fuga in California di Harry e Meghan in cerca di fortuna. Uno strappo che ha particolarmente addolorato l'anziana sovrana, per i modi in cui è stato consumato. Ma ancora una volta Elisabetta è stata ferma nell'anteporre i doveri verso la Corona ai capricci individuali: e dunque ha spogliato i transfughi di ogni ruolo reale. Così come ha fatto con Andrea, pure il suo figlio prediletto, invischiato nel sordido scandalo delle schiave sessuali del magnate Jeffrey Epstein: anche qui, la regina non ha esitato a estromettere il reprobo, per quanto dolore possa esserle costato. Per ultima la pandemia ha messo a dura prova Elisabetta, privandola a lungo del suo attributo essenziale, la visibilità: la monarchia deve essere vista per essere creduta, è stato detto (e così si spiegano, tra l'altro, le mise sgargianti sempre indossate in pubblico). Ma una sovrana confinata per mesi a Windsor ha rischiato di vedere offuscata la sua aura. Lei ha fatto di tutto per restare presente, arrivando a prendere lezioni di Zoom dalla figlia Anna. E ha dato ancora una volta l'esempio, ricevendo il vaccino assieme al marito Filippo: gesto che però non l'ha messa al riparo dal Covid, che ha finito per contagiarla.
La scomparsa del duca di Edimburgo in piena pandemia ha lasciato Elisabetta più sola che mai: come testimoniato icasticamente dall'immagine di lei, seduta distante da tutti, nella cappella di Windsor ai funerali del marito. Ora le succede Carlo, il figlio che lei non ha mai veramente amato. Si chiude così la seconda età elisabettiana: fatta anch'essa di splendori e miserie, come tutte le vicende umane.
(Qui lo speciale sull'addio a Elisabetta II)